di Erica Manna
Una corretta assunzione di nutrienti migliora il decorso della malattia. L’allarme dell’iniziativa europea “Optimal nutritional care for all”
LA METÀ dei pazienti oncologici soffre di una qualche forma di malnutrizione. E quasi il 20% muore “di fame” prima ancora che per la malattia. Una terapia innovativa sarebbe quindi, prima di tutto, una buona nutrizione, capace di migliorare prognosi, qualità della vita e prevenire la ricomparsa della malattia. Questa nuova, eppure all’apparenza banale, frontiera del benessere dei pazienti oncologici è stata la centro del primo Policy seminar organizzato nell’ambito della campagna europea “Optimal nutritional care for all” (Onca) promossa da European nutrition for health alliance ed European society for clinical nutrition and metabolism, che vede uniti 19 Paesi europei. L’evento si è da poco concluso a Genova, all’interno del Congresso nazionale di Sinpe (Società italiana nutrizione artificiale e metabolismo). “E’ necessario sensibilizzare di più la politica su questo tema, in modo da abbattere le barriere che impediscono ai pazienti l’accesso a cure nutrizionali di buona qualità – spiega Antonella Lezo, dirigente medico presso la Città della salute e della Scienza di Torino e coordinatrice del team Onca Italia – numerosi studi dimostrano come il paziente oncologico riporti un evidente beneficio nel migliorare il suo stato nutrizionale, ma questo non può essere un processo spontaneo o gestito a livello artigianale: è necessaria una presa in carico immediata da parte di un dietista e dietologo”.
Le tante cause della malnutrizione
Durante i cicli di chemioterapia, infatti, spesso i pazienti hanno poco appetito, nausea, alterazione dei gusti: questo contribuisce a diminuire il tono muscolare e a renderli più fragili. “La malnutrizione è una condizione medica legata allo sbilanciamento tra apporti e bisogni: nel caso del paziente oncologico è dovuta a tante cause, effetti delle terapie – sottolinea Lezo – ma perdere massa magra comporta la perdita di funzioni e un peggioramento nella capacità di affrontare la patologia al meglio. Noi diciamo sempre che qualunque oncologo non rinuncerebbe mai a una terapia che aggiunga qualche giorno alla vita del paziente, e tutti gli studi dimostrano che nutrirli bene aggiunge vita”. A seconda dei casi, dunque, è possibile integrare la nutrizione del malato con alimenti a fini medici speciali, che possono essere somministrati per bocca, o attraverso sondini e flebo.
Nutrizione come terapia di supporto
“Con i pazienti oncologici bisogna agire su due aspetti fondamentali, in contemporanea – sottolinea Alessandro Laviano, professore associato di Medicina interna presso il Dipartimento di medicina traslazionale e di precisione all’Università Sapienza di Roma – uno di questi è la terapia che agisce direttamente sulle cellule neoplastiche, attraverso la chirurgia, la chemioterapia o la radioterapia. Ma, parallelamente, è necessaria una terapia di supporto, che serve ad aumentare la resistenza del malato: ovvero una buona nutrizione, sostegno psicologico, socio-economico, controllo del dolore. Il problema è che, fino ad oggi, c’è stata poca attenzione a questi ultimi aspetti”. La sfida è quella di cambiare approccio, puntando – anche – sul valore della nutrizione.
Obesità e malnutrizione
Ma perché oggi c’è così poca attenzione alla nutrizione? “In generale, i pazienti oncologici sono spesso obesi o comunque sovrappeso – spiega Laviano – dunque, la prima percezione è che non esista un paziente oncologico malnutrito. Ma non è così: in realtà c’è un sovvertimento della composizione corporea: poca massa muscolare rispetto a quella adiposa. E questo determina un peggioramento degli esiti delle cure”. La buona notizia è che la malnutrizione – una vera e propria comorbidità – si può correggere, intervenendo precocemente. Con un notevole risparmio, inoltre, per il sistema sanitario. “Uno studio svizzero - conclude Laviano - dimostra come assicurando 10-15 grammi di proteine al giorno si riscontri un effetto positivo su qualità di vita e mortalità. Un gap colmabile con un intervento dal costo di appena 5 o 6 euro al giorno”.
Pubblicato su Repubblica, Oncoline Il canale di Oncologia il 30 novembre 2021